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Arezzo

Notizie

I toscani che hanno fatto la storia: Francesco Petrarca

8 curiosità sul primo “uomo moderno” fautore dell’umanesimo

Francesco Petrarca nacque il 20 luglio 1304 ad Arezzo: qui la sua famiglia si era rifugiata dopo essere stata esiliata da Firenze in quanto guelfi bianchi come Dante, amico del padre Ser Petracco, che fu bandito nello stesso periodo.

 

Conosci la sua storia?

 

8 curiosità su Petrarca che trascorse gran parte della sua vita a cercare, trascrivere, editare, e rendere fruibili le opere sopravvissute della letteratura classica romana: è ricordato soprattutto per questo suo immenso lavoro, anche se parallelamente è stato anche uno dei primi italiani a sostenere la poesia vernacolare, che la maggior parte dei suoi contemporanei disdegnava. Uno dei padri della letteratura italiana, scrittore, poeta e filosofo, scopriamo insieme alcune curiosità su Francesco Petrarca che lo riguardano.

 

  • Un’esistenza costantemente reminga

"Quando si confrontano le mie peregrinazioni con quelle di Ulisse, a parte la fama della sua impresa e il suo nome, non vagava né più a lungo né più lontano di me."

Così scrive Petrarca nei suoi diari, e non gli si può dare torto.

Viaggiò infatti fin da giovane a causa della condanna all’esilio del padre; prima si spostò in diverse località della Toscana poi in Francia, per poi studiare a Bologna, e per conto della famiglia Colonna visitò tutte le più grandi città italiane.

 

 

  • Non seguì le orme paterne

           

Nelle antologie di italiano, ci presentano Francesco Petrarca come uomo severo e ligio allo studio, ma da adolescente si scontrò più volte col padre. Ser Petracco era un notaio e costrinse il figlio a studiare legge, che il ragazzo detestava: si narra che più volte il giovane Francesco abbia salvato dal fuoco le sue edizioni di Virgilio e Cicerone, che suo padre aveva scoperto.

Solo alla morte di quest’ultimo, Francesco potè perseguire la sua vera vocazione.

 

 

  • Innamorato dei classici

Quello che lo rendeva diverso dai suoi contemporanei era il suo atteggiamento verso i classici e le ragioni che elencava per immergersi completamente. Per Petrarca, il latino non era semplicemente una disciplina che doveva essere insegnata, ma il mezzo diretto per capire in toto il pensiero insito nei classici, per poi trovare nuovi modi di pensare e porsi nuove domande su se stessi ma anche il mondo in generale.

 

 

  • Innamorato di Laura?

             

Il 6 aprile 1327, Petrarca vide una donna, Laura, in una chiesa di Avignone. Si innamorò all’istante, e questo evento lo portò a scrivere su e per lei moltissimi versi. Sembra che Laura fosse sposata e pare improbabile che con Petrarca abbia mai avuto una relazione fisica. 

In molti infine credono che Laura sia interamente frutto dell'immaginazione del poeta, un espediente creativo “L’aura”, una musa creata ad hoc rappresentativa dell’amore di Francesco per la poesia e la scrittura.

 

 

  • Il Canzoniere

            

La storia del Canzoniere è molto complicata e piena di curiosità. Ricostruire l’edizione critica del Francisci Petrarchae laureati poetae Rerum vulgarium fragmenta non è un lavoro da tutti. La grande opera è così suddivisa: 366 componimenti (365, come i giorni dell’anno, più uno introduttivo: “Voi ch’ascoltate”) di cui 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali.

 

Il suo lavoro è moderno e l’amore descritto non è quello celeste di Dante. Esso porta a  “lagrime dagli occhi d’ognuno in ogni tempo”; per questo in molti possono riconoscersi nei suoi scritti.

Ed è qui che troviamo un senso di irrequietezza e alienazione, malattie dell'età moderna, espresse in modo davvero convincente.

 

 

  • Il rapporto con Boccaccio

Petrarca conosce il più giovane Boccaccio a Firenze nel 1350: da quel momento inizierà una stima reciproca contraddistinta da un’ininterrotta corrispondenza e un continuo scambio di testi. Famosa in tal senso è la Familiare XXI, in cui il poeta aretino risponde ad una missiva di Boccaccio su i suoi rapporti un po’ conflittuali con la figura dantesca.

Tutto questo materiale è magnifica testimonianza del fruttuoso confronto intellettuale fra i due letterati toscani.

 

 

  • Il debito dei paesi anglosassoni

La poesia di Petrarca divenne influente, circa 200 anni dopo la sua morte, anche in Inghilterra: non per niente Wyatt e Surrey, grazie alla loro traduzione dei suoi sonetti, sono considerati "Padri del Sonetto Inglese".

Possiamo dire che senza Petrarca la storia della letteratura elisabettiana e giacobina sarebbe stata molto diversa.

 

  • Il mistero dei resti

Nel 2004 furono resi noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella tomba del poeta ad Arquà Petrarca. Il teschio, una volta ricostruito, svelò un mistero: era di una donna e risalente al 1207 circa.

Di chi era, e perché si trovava nella tomba del Petrarca? Tutt’ora non c’è una risposta a queste domande e curiosità. Il resto dello scheletro invece fu riconosciuto come autentico, erano infatti presenti alcune costole fratturate: sappiamo per certo che il poeta riportò delle ferite da un cavallo che gli diede un calcio al costato.

 

 

Petrarca si fece portavoce di una profonda consapevolezza del passato, come nutrimento del presente e fu sostenitore del fatto che se esiste una Provvidenza che guida il mondo, allora ha posto l'uomo al suo centro.

Ha fornito inoltre una base teorica per l'arricchimento della vita dell'uomo e per gli atteggiamenti umanistici del XV secolo italiano che hanno portato poi al Rinascimento.

 

fonte immagini: fare letteratura,wikipedia, oubliette magazine, tony face,la torlonga