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Pescia

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UN COMUNE MEDIEVALE NOTO PER LA COLTIVAZIONE DI PIANTE DA FIORE

Pescia, città medievale in provincia di Pistoia, è capoluogo della Valdinievole. I rioni del Comune sono detti “quinti” e il centro storico è ricco di edifici storici. Oggi la zona è nota per la floricoltura e i vivai.

La città fu fondata dai Longobardi e fu poi occupata dalla città-stato di Lucca, alla quale si ribellò pagando con la distruzione nel 1281. Fu ricostruita cinque anni dopo e passò sotto il dominio di Firenze nel 1339. Per la sua posizione strategica fu contestata da Lucca e Firenze durante tutto il Medioevo. Trovò prosperità con l'allevamento del baco da seta e la coltivazione delle piante di gelso, necessarie per lo sviluppo di questa specie di farfalla. Divenne noto e prosperò con questo commercio fino alla fine del 1800.

Il Duomo ha un bel campanile del 1306. La Biblioteca capitolare conserva sculture e opere del 1400 e del 1500 e anche codici miniati, incunaboli e manoscritti.

Nella Chiesa d’origine gotica di S. Francesco, è presente una cappella attribuita ad Andrea Cavalcanti e affreschi di Bicci di Lorenzo. Nella vicina Chiesa di S. Antonio Abate, del 1300, si trovano degli affreschi di pregio e un gruppo ligneo del ‘200. Nella caratteristica Piazza Martini si affacciano l’oratorio della Madonna di Piè di Piazza e il Palazzo dei Vicari.

Il Museo Civico ospita opere di scuola toscana dal ‘300 al ‘500 mentre nel duecentesco Palazzo del Podestà si trova la gipsoteca dello scultore Libero Andreotti. La storia del territorio è illustrata dal Museo civico di scienze naturali e archeologia della Valdinievole. Invece il Museo di geopaleontologia e mineralogia preserva materiali provenienti dalla regione e raccoglie reperti archeologici etruschi, egizi e romani.

 

Tradizioni e Tipicità

Il capoluogo, oltre a essere famoso per la produzione di fiori, è rinomato anche per l’olio d’oliva e per gli ortaggi. Nella fattispecie sono pregiati gli asparagi verdi e di grossa taglia e i fagioli bianchi di Sorana, che vengono cotti nel cosiddetto coccio.

 

Photo Credits [tvl.it]

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